
19 Giu Dialoghi di scienza e filosofia – 5 giugno 2014
LA SERATA NEL RACCONTO DI UNO STUDENTE
Negli eventi che hanno caratterizzato di proposte la settimana del Tirinnanzi in festa, uno di quelli che ha riscosso maggior successo è stato l’incontro di giovedì sera col prof. Di Martino, docente di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Milano.
Scopo della serata era quello di “esaminare la coscienza” della nostra scuola grazie al nostro esperto ospite; questo, ovviamente, ha richiesto una piccola presentazione dei frutti più maturi degli studi dei nostri studenti.
Due ragazzi di terza, misuratisi con le Olimpiadi della Fisica, hanno raccontato la loro esperienza in preparazione alla gara presso il Dipartimento di Fisica di Milano e di come questo (e la menzione da loro conseguita) sia stato uno stimolo a conoscere meglio gli ingranaggi che muovono anche i più piccoli dettagli del mondo.
E’ stata poi la volta del gruppo dei ragazzi di quarta che hanno esposto brevemente il celebre romanzo “Delitto e Castigo”, raccontando le scoperte fatte attraverso la lettura di un’opera validissima ma anche certamente impegnativa.
Dopo di loro, i ragazzi del concorso Romanae Disputationes hanno condensato la loro tesina sul fenomeno vivente in una decina di minuti, offrendo un potente sfoggio di filosofia che ha colpito i presenti e ha suscitato in loro diverse domande.
A suggello di questi lavori Sara, di IV A, accanita lettrice di classici e della rivista “Le Scienze”, ha mostrato attraverso “un prodotto artistico” il suo appassionato interesse per la fisica e l’astronomia.
È quindi intervenuto il professor Di Martino il quale, complimentandosi per le eccellenze presentate, ha condotto una riflessione sul senso della scuola, allo scopo di capire se effettivamente anche la nostra possa rientrare tra quelle che fanno veramente il proprio mestiere.
Specialmente il liceo ha lo scopo di formare un soggetto, risvegliare in una persona le sue potenzialità innate per mezzo dell’educazione specializzata.
Risultati eccellenti come quelli visti sottintendono un gusto per la conoscenza portato all’atto dalle auctoritas, dai maestri, non intesi semplicemente come coloro che siedono in cattedra, ma come quelle guide che ciascuno autonomamente elegge e ascolta, perché già su un cammino di conoscenza.
La conoscenza, cioè il cogliere la realtà in tutte le sue tenui sfumature, è una strada che è partita chissà quando e che non ha una fine perché a ogni passo si aggiunge qualche metro e così si va avanti fin quando si riesce, sognando la sapienza.
A uno studente occorre che la scuola comunichi “conoscenze, sete di conoscenze, capacità di rielaborarle tramite i maestri”. E appena prima di concludere: “Possiamo apprendere se la scuola ha un’ipotesi, non una certezza, di verità che esorbiti il desiderio di conoscenza, che ci porti a imparare ad imparare”.
Marcello