
14 Feb Lo stupore del silenzio davanti alle “cose grandi”
Quando in classe “accade” il silenzio: il racconto di un’insegnante del liceo
“Martedì scorso ho proposto ai ragazzi la lettura di “La sera del dì di festa” di Leopardi. Ho presentato la poesia richiamando i ragazzi ad un’esperienza che possono fare normalmente: ho proposto loro di immaginare di avere atteso tutta la settimana il sabato sera, perché ci sarebbe stata una festa a cui tenevano tantissimo; ma ecco che tornati a casa la sera tardi dopo la festa così desiderata, sentono che c’è in loro una insoddisfazione, che non si sanno ben spiegare. Forse perché quella sera alla festa c’era una certa ragazza, che non li ha nemmeno guardati? Eppure… Non è solo questo. È una bella nottata, così aprono la finestra e si affacciano per respirare il fresco della notte: è il più bel chiaro di luna e… A quel punto ho letto la poesia. L’ho spiegata. Ho fatto notare elementi legati al ritmo, alle figure retoriche, al significato. Leggendo con attenzione si è scoperto che quello che affliggeva il poeta non era solo la donna, ma qualcosa di più radicale: “che tutto al mondo passa e quasi orma non lascia”.
Una volta accertato che tutti avessero capito, ho letto la poesia da capo, ma senza fermarmi, perché potessero godere del testo senza interruzioni.
Finita la lettura il silenzio è rimasto a lungo. In quella classe il silenzio è una cosa speciale, perché rara. Non era un vuoto. Era accaduto qualcosa. Ho solo detto ai ragazzi che il silenzio accade davanti alle cose grandi. Non ho aggiunto altro. Anche io dovevo fare silenzio.”