L’occasione per riscoprire il metodo di Dio

L’occasione per riscoprire il metodo di Dio

Martedì 22 dicembre in aula magna studenti e insegnanti del Liceo Tirinnanzi hanno meditato il significato del Natale attraverso un percorso costituito da canti e musiche, nonché da stralci di temi scritti a partire dalle stragi di Parigi e dall’esperienza di gemellaggio con studenti portoghesi. Con la certezza che il metodo che Dio ha usato duemila anni fa per entrare nella storia è lo stesso che usa ogni mattina per entrare nella nostra giornata.

Ecco la sequenza di testi e di brani musicali proposti.

F. Chopin, Preludio per pianoforte in Re b maggiore op. 28 n. 15 “La goccia”

  1. La realtà buca, anche in forme dolorose, l’abitudinaria superficialità con cui la viviamo e pone domande di fronte a cui un uomo (e una scuola) deve stare.

Prima dei recenti avvenimenti [di Parigi] pensavo di avere una risposta a tutte queste domande, invece non è così. Ma soprattutto mi chiedo, per cosa sono morte quelle persone? Morire senza una ragione penso sia la cosa che mi spaventa di più. […] E allora penso che valga la pena di vivere se si ha qual- cosa per cui morire. E io ho qualcosa per cui morire? Sembra stupido non pensare a cosa fare per non morire, ma quello prima o poi succederà a tutti, allora penso sia importante preoccuparsi di avere una ragione per farlo. Adesso che le risposte davanti alla morte e alla libertà non so se le ho ancora, non sono neanche sicura del motivo per cui vivo e per cui muoio. Penso sia troppo difficile per me trovare una risposta a questo da sola, ma è sempre seguendo e imparando da qualcuno che si può andare avanti cercando una risposta, invece di fermarsi davanti al “non lo so” e smettere di cercare, anche se sembra la via più facile.

  1. L’intuizione è che ci sono motivi per rispondere in modo positivo, soprattutto osservando come vivono altri.

Perché vale la pena vivere, in una realtà così? Non ho trovato una risposta a questa grande domanda, però sono convinta di averla, di cercare ogni giorno una motivazione, una risposta. In questo sono appoggiata dagli amici, con la mia stessa esigenza di significato. In questi miei amici e in alcune persone vedo già una parte di risposta. Vedendo il modo di vivere di alcune persone c’è già una risposta alla domanda. Vedendo una persona felice che accetta la realtà, si lascia provocare, ha voglia di alzarsi la mattina con aspettative positive sulla bellezza che ogni giornata ha da offrire mi fa pensare ed essere certa che ne vale per forza la pena.

  1. Non occorre inventarsi risposte, ma accettare che chi ci viene inaspettatamente incontro distrugga (finalmente!) il nostro schema. Il metodo è non sottrarsi, ma farsi sorprendere fino a cambiare.

Generalmente non sono una persona molto espansiva con le persone che non conosco o che conosco poco, tendo a non farmi conoscere troppo. Non ero inoltre convinta del fatto che avrei dovuto vivere tutta la settimana con una ragazza “sconosciuta”. D’altra parte però mi ero posta l’obbiettivo di provare a distruggere questo muro che mi ha sempre bloccata e cercare di fare nuove amicizie e nuove conoscenze per vivere al meglio, ma anche per sfruttare al massimo questa esperienza. […] Durante questa settimana ho cercato di coinvolgermi in tutte le attività che ci venivano proposte. Ho provato a vivere tutta questa esperienza in modo attivo e non passivo. […] Spesso sono una persona che cerca di “contenersi”, che non si lascia andare che cerca di fare o dire quello che gli altri vorrebbero sentire. In questa settimana ho capito che il miglior modo per fare nuove amicizie, che possono essere considerate vere, è probabilmente essere solamente se stessi. A volte questo esito può risultare difficile, in quanto ci si può scontrare con pareri ed opinioni diverse, ma penso che anche questo sia il bello di una amicizia: confrontarsi. Quindi ho scoperto che il modo migliore per coltivare un rapporto è essere sempre se stessi e non “mettersi delle maschere”.

La difficoltà più grande di questa esperienza però penso di averla riscontrata il primo giorno. Mentre ero in macchina per andare in aeroporto cercavo di prefissarmi uno schema mentale con le frasi che avrei dovuto dire e le cose che avrei dovuto fare appena conosciuta la mia “sorella portoghese”. Mi ripetevo all’infinito quelle frasi fino a farle diventare senza senso. All’aeropor- to la prima cosa che la ragazza portoghese che dovevo ospitare, ha fatto appena mi ha vista è stata abbracciarmi e iniziare a tartassarmi di domande. Ero sconvolta, non riuscivo a capire più niente. Perché lei stava distruggendo lo schema che mi ero già prefissata?

[…] È stata una settimana che, anche se in piccola parte, mi ha permesso di crescere. È vero che “Tutto nella nostra vita comincia con un incontro” perché grazie a questo incontro con i ragazzi portoghesi posso iniziare una nuova crescita di me stessa.

  1. Scoprire, nelle differenze, l’unità

Tra noi italiani e i portoghesi c’è stata una grande complicità fin da subito e, una volta superata la timidezza iniziale, abbiamo instaurato un rapporto che non credevo possibile sviluppare così in fretta. Ciò che mi ha stupita e coinvolta maggiormente è stato il fatto che il legame tra noi italiani e i nostri coetanei portoghesi è nato dal confronto tra i nostri paesi e la nostra cultura, e quindi dalla scoperta delle nostre differenze. Sono state proprio queste ultime ad unirci.

  1. Riscoprire quel che già si aveva

Nell’attesa [che arrivassero i Portoghesi] eravamo tutti preoccupati e ansiosi perché quest’esperienza sarebbe stata un po’ diversa dalle altre.Ci saremmo dovuti confrontare con una cultura ed una lingua diversa, ma soprattutto non sapevamo cosa e chi ci saremmo dovuti aspettare. Sinceramente mi sono agitata tanto solo nel momento in cui eravamo all’aeroporto e mi sono resa conto che avrei dovuto passare una settimana con una ragazza della mia età, di un altro paese, e non mi sentivo all’altezza. Appena ho conosciuto la ragazza che ho accolto sono cessate tutte le mie paure e durante il viaggio in macchina abbiamo parlato animatamente tutto il tempo. Dal primo lungo e intenso giorno in cui sono arrivati mi sono resa conto del legame che si era creato tra noi.

[…] L’amicizia che si è creata ha consolidato quella che c’era già tra noi italiani. Non mi aspettavo proprio che sarebbe cambiato così tanto anche il modo in cui ci saremmo posti tra di noi. Certe tensioni e “divisioni” sono scomparse e siamo stati insieme in un modo più bello. Per me è diventata quasi più un’opportunità per vivere dei momenti con i miei amici di sempre perché non erano come al solito, e questo mi ha stupito. Ho scoperto che differenze tra culture possono arricchire entrambi e far crescere.[…] È stata una delle settimane più stancanti dall’inizio dell’anno, ma forse la più bella e quella in cui ho vissuto, coinvolgendomi al massimo; ho così cambiato il modo di vivere le settimane seguenti.

C. Saint-Saëns, Il cigno, da Il carnevale degli animali, per violoncello e pianoforte.

6. Condividere una bellezza e una grandezza

È stato sorprendente come questi ragazzi, che non erano nessuno per noi fino a poco tempo prima, si sono affezionati a noi, e allo stesso modo noi a loro. Perché, mi chiedo ancora? È una esperienza stupenda! Ma cosa c’è in noi e cosa c’è in loro che ci ha colpiti e ci ha tolti dall’indifferenza? Penso sia il fatto che siamo tutti parte di qualcosa di bello e grande.

Nella vita c’è bisogno di incontri anche per conoscere meglio se stessi, perché è solo parlando della tua esperienza agli altri che puoi conoscere maggiormente te stesso.

Questo è il metodo di Dio, che in questo modo bussa ogni giorno alla porta della nostra vita, esattamente come è entrato, in punta di piedi, duemila anni fa.

J.J. Niles, I wonder

Mentre cammino sotto il cielo mi stupisco che Gesù il Salvatore sia venuto a morire per la povera gente, meschina come me e te.

Maria diede alla luce Gesù in una stalla, con intorno i re magi, i contadini, i pastori e tutta la gente. Ma dall’alto dei cieli scese la luce di una stella che ricordò la promessa fatta da secoli. Se Gesù avesse voluto qualsiasi piccola cosa, una stella del cielo o un uccellino che volasse, o che tutti gli angeli di Dio cantassero nei cieli, avrebbe potuto averla, perché era il Re.