“Noi vogliamo tutto il mondo. Uomini vivi: testimonianze dalla Russia”

“Noi vogliamo tutto il mondo. Uomini vivi: testimonianze dalla Russia”

Perché studiare? Con questa domanda Preside e docenti del Liceo hanno voluto provocare se stessi e i propri studenti, proponendo una giornata da trascorrere insieme ad inizio anno scolastico, andando a incontrare testimoni e la bellezza di una città d’arte, Bergamo “alta”.
Lasciamo parlare una studentessa, che ha raccontato la sua esperienza quel giorno.
 

Il giorno 15 settembre 2014, come gesto iniziale dell’anno scolastico, tutto il liceo Talisio Tirinnanzi ha assistito alla testimonianza di due membri di Russia Cristiana, un’associazione di amici affascinati dalla tradizione cristiana ortodossa e dalla cultura russa: Padre Romano Scalfi e la Dott.ssa Giovanna Parravicini.

Padre Romano Scalfi, classe 1921, sacerdote di origine trentina, sin dagli anni ’50 legato alla Russia, alla sua gente e alla sua cultura, ha fondato il centro culturale Russia Cristiana, che da più di trent’anni si preoccupa di far conoscere la realtà di questo paese e che lavora assiduamente con la chiesa ortodossa e con quella cattolica, presenti sul territorio. Giovanna Parravicini, amica di vecchia data di padre Scalfi e una delle prime a far parte dell’associazione, vive stabilmente a Mosca, dove collabora alla “Biblioteca dello Spirito”, una sorta di sede in loco di Russia Cristiana, inaugurata nel 2004.

Cosa ha portato un liceo, il quarto giorno di scuola, a impegnarsi in qualcosa di grande e impegnativo come un’uscita di tutta una giornata? Personalmente, essendo il mio ultimo anno, la posta in gioco è alta. Le domande urgono. “Perché studiare? A cosa serve la cultura nel mondo di oggi, con tutti i problemi che ci sono?”. Penso che ogni singolo studente presente in quella stanza, abbia dovuto scontrarsi con le domande che i nostri professori hanno posto a Padre Scalfi. È sempre la potenza del presente che ci provoca, ci risveglia. A che livello abbiamo deciso di impegnarci con la vita? Cosa c’entra l’inizio di un quinto anno, lo studio dei diversi programmi, con la tragedia della guerra in Ucraina? Siamo condannati a un’inutilità e a un’indifferenza? Dopotutto è facile: spegni la tv, non cerchi notizie sul web, non compri giornali… Il gioco è fatto, la distanza fa il resto. È molto più comodo ignorare il mondo. Partire tutti come missionari non possiamo, anzi saremmo inutili, imprigionati dopo una settimana. Questa era la mia posizione: provocatoria, infeconda…

Incontrando Padre Scalfi mi sono invece accorta che una posizione vera, come ha detto lui stesso, ha più influenza di mille sforzi da parte di mille posizioni false. Chi o cosa è che mi ha fatto cambiare sguardo così prepotentemente? Sarebbe impossibile riuscire a racchiudere in poche parole la potenza, che solo l’incontro con qualcuno che vive come vivono Padre Scalfi e la Dottoressa Parravicini, possono mostrare. Non è stata solo la forza delle vite, delle storie che hanno raccontato. Erano loro due ad essere affascinanti. Provocatori. Anticonformisti e sicuri in quelle posizioni. In una società dove la “società” è una parola astratta, loro hanno ricordato come essa sia formata da persone. È il cambiamento della singola persona a cambiare la società. “Se la Russia, l’Italia, la società sono quelle che sono è perché io sono quello che sono” hanno detto a un certo punto, citando una celebre frase di un dissidente degli anni ’60. Come è difficile prendersi la responsabilità del cambiamento anche solo del pezzettino di realtà confinato al piccolo “io”. Come è difficile dire “io” ed esserne coscienti. “Le forze che cambiano il mondo, sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”. È per questo che la frase che è stata scelta come titolo della conferenza che i due hanno tenuto, non stona: “noi vogliamo tutto il mondo”. Qui schiavi delle mode, là schiavi delle forze dell’ordine, della violenza. Entrambi schiavi delle ideologie, delle tendenze di pensiero. Facile dare la colpa al comunismo, ai politici, alle circostanze. Eppure la loro non era una critica distruttiva, la loro è speranza, fiducia nella possibilità dell’affermazione di questo “io” da parte di tutti. Che ognuno si prenda la responsabilità di se stesso e degli altri. Cosa faccio io per essere libera? Avere questo coraggio è difficile, è una sfida, è un cammino da fare accompagnati. La verità, dice Padre Scalfi, si raggiunge con una comunità. Non si è da soli in questa ricerca e affermazione del vero. Vivere secondo verità è possibile. Hanno portato decine di testimonianze sorprendenti. La vita è difficile, drammatica perfino, se vissuta con questa profondità. Ma vi è una promessa. Quella scritta negli occhi delle due persone che abbiamo incontrato. Segnati dalla sofferenza, dalla fatica, ma che dicono “ne vale la pena” con la serenità del loro volto prima che con le parole.

un articolo su Padre Scalfi, da Avvenire 7 ottobre 2014