
03 Mag Una scuola di vita
Gli studenti di quarta B del Liceo Scientifico Talisio Tirinnanzi raccontano l’esperienza vissuta alla mostra sul restauro della Basilica della Natività nell’ambito del progetto Alternanza Scuola-lavoro
Si è conclusa l’esperienza della mostra “Restaurare il Cielo” riguardante la storia ed il restauro della Basilica della Natività di Betlemme, evento tenutosi alla Villa Jucker a Legnano, sede della associazione Famiglia Legnanese, per una durata di otto giorni, dal 19 al 27 Aprile.
Il nostro approccio a questa iniziativa ha avuto inizio tramite molteplici momenti di studio e di analisi dei contenuti della mostra, resi particolarmente interessanti dall’incontro con personalità esperte in materia, quali la prof.ssa Mariella Carlotti e la dott.ssa Monica Braga, che ci hanno permesso di capire attraverso interventi mirati i valori del luogo in esame e ci hanno aperto gli occhi di fronte alla bellezza di una realtà a noi sconosciuta fino a quel momento.
In seguito abbiamo avuto la possibilità di trascorrere un pomeriggio alla sede della CdO a Busto Arsizio, dove insieme al presidente della CdO Insubria Marco Silanos e alla sig.ra Fulvia Riganti, organizzatrice di eventi, abbiamo organizzato le modalità di promozione dell’evento, per poi iniziare a spargere la voce fin dal giorno seguente all’interno della scuola e non solo.
L’esperienza di lavoro in azienda è stata particolarmente significativa per ciascuno di noi studenti, in quanto essere a stretto contatto con un ambiente di lavoro rappresenta un’esperienza unica per giovani abituati ad essere circondati dalle mura scolastiche, e proprio grazie a questa novità abbiamo potuto vedere da vicino l’atmosfera di un’azienda e conoscere, almeno parzialmente, la modalità con cui i dipendenti devono porsi davanti al loro lavoro quotidianamente.
Grazie all’aiuto di Marco e Fulvia abbiamo inoltre potuto apprendere alcune strategie di marketing finalizzate a vendere un prodotto a potenziali clienti, dove il prodotto era nel nostro caso proprio l’evento in questione.
Alcuni compagni si sono in seguito occupati dell’allestimento della mostra nella sede prestabilita, e, seppur faticando, sono stati felici di potersi rendere utili e di collaborare fra loro.
Alla vigilia dell’apertura dell’evento è stato organizzato un incontro aperto al pubblico di presentazione della mostra alla Villa Jucker, in cui noi studenti abbiamo accolto i visitatori e presidiato il luogo.
Una volta aperta la mostra, per tutta la durata dell’iniziativa tutti noi studenti di quarta B abbiamo avuto la straordinaria possibilità di lavorare come guide per i visitatori nonché di occuparci dell’accoglienza e della vendita di ulteriore materiale relativo al restauro della basilica di Betlemme, dopo avere precedentemente suddiviso tra di noi i turni lavorativi che ciascuno sarebbe stato chiamato a svolgere nelle diverse giornate.
La mostra ha riscosso un buon successo, infatti diverse decine di visitatori hanno aderito all’iniziativa ogni giorno, raggiungendo 160 visite il 25 Aprile, tra cui anche diverse classi di alunni provenienti da scuole elementari e medie che hanno avuto la possibilità non solo di visitare la mostra, ma anche di partecipare ad un laboratorio gestito da una mosaicista nel quale hanno imparato con grande entusiasmo a realizzare dei piccoli mosaici.
È stato davvero sorprendente notare come, nonostante molti fra noi compagni di classe fossero inizialmente prevenuti nei confronti di questo progetto credendo che sarebbe stato noioso o difficile e che probabilmente non ne saremmo stati all’altezza, alla fine tutti ci siamo ricreduti e ci siamo scoperti capaci di affrontare e conquistare un’esperienza mai affrontata prima.
Questo non significa che non ci siano stati momenti di difficoltà, perché porsi davanti alla novità rappresenta quasi sempre una sfida che richiede determinazione e spesso fatica.
Infatti, a volte abbiamo commesso errori non trattando con il livello di serietà richiesto in ambito lavorativo i compiti che ci sono stati affidati; altre volte ci siamo scoraggiati di fronte alle difficoltà incontrate, quali ad esempio un riscontro non sempre positivo da parte di coloro che abbiamo invitato alla mostra, o la fatica di affrontare, in quanto guide, l’esposizione in pubblico.
Eppure, proprio grazie alle nostre debolezze abbiamo potuto imparare un nuovo modo di affrontare i compiti che ci vengono affidati giorno per giorno con una maggiore serietà, determinazione e collaborazione tra noi, e abbiamo raccolto i frutti del lavoro portato a termine: non solo una crescita personale e un maggiore “spirito di squadra” fra noi compagni, ma soprattutto l’orgoglio di essere riusciti a realizzare la nostra piccola grande “impresa”.