
16 Mag Una vita viva: il Liceo incontra il dottor Felice Achilli
Oggi è stata una grande opportunità per le classi quarte e quinte poter incontrare Felice Achilli, Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’ospedale S.Gerardo di Monza.
La figura del medico affascina, per la possibilità di aiutare gli altri, e nello stesso tempo interroga poiché si trova costantemente a contatto con il dolore e la sofferenza.
Raccontare questo incontro non ha lo stesso effetto che ascoltarlo, ma una delle cosa che mi ha colpito è stato vedere come quest’uomo, dopo avere vissuto momenti drammatici come la morte del figlio, sia ancora così entusiasta e pieno di gioia. La morte di un figlio poteva essere la fine di tutto, ma la vita per lui cambia e rifiorisce.
Ad una nostra domanda riguardo al suo stupore di fronte alla vita ci ha risposto così: “Io mi alzo la mattina, parto e non so cosa mi accadrà, ma so che se sono disponibile a scoprire il mio lavoro ogni giorno, mi accorgo di quanto sia affascinante e quindi ciò che mi fa alzare la mattina con entusiasmo è la certezza che con il mio lavoro posso essere utile, posso aiutare qualcuno, ma veramente, e questa si chiama vocazione”.
Quello di oggi è stato uno dei pochi incontri d’orientamento che mi “ha mossa” perché vedere quanto a lui piaccia il suo lavoro e la sua vita ha fatto incuriosire anche me.
In particolare, alla mia domanda riguardante la paura di cosa fare se non riuscissi ad entrare nella facoltà di Medicina, ha risposto in un modo molto diretto dicendomi che quando ti innamori di qualcuno e scopri che stare insieme a quella persona è un bene per te, alla prima difficoltà non l’abbandoni. Ecco così bisogna fare anche nella scelta della propria facoltà: bisogna tenere duro e andare fino in fondo.
Ma come fare a scegliere la propria strada, a capire se una certa direzione è quella giusta per sé?
Per risponderci, il dott. Achilli ci ha raccontato che lui scelse di studiare Medicina grazie all’incontro con una ragazza (adesso è sua moglie!) che lo aveva affascinato: quando si chiesero le rispettive facoltà, nel momento in cui lei gli disse che si sarebbe iscritta a Medicina, lui, anche se aveva già scelto Veterinaria, cambiò idea, perché voleva condividere la stessa scelta di vita. Questo per dirci che, “non è necessario avere un’apparizione” che ti dica “quella è sicuramente la tua strada”, o avere per forza tutte le motivazioni necessarie; scegliere significa tagliare, rischiare: mettere davanti la cosa più importante e lasciare indietro le altre che non sono essenziali. Con il tempo magari capiteranno degli incontri che ti renderanno ancora più consapevole di aver fatto la scelta giusta.
Achilli, per esempio, durante il suo sesto anno di medicina, quando sua mamma stava per morire, ha incontrato un medico da cui è stato molto attratto poiché “teneva a sua mamma”, la andava a trovare ogni giorno, anche se sapeva bene che per lei non c’era più nulla da fare.
Tutto ciò per dirci che non può bastare che tecnicamente vada tutto bene, che tutti i pazienti guariscano, che le operazioni abbiano un buon esito, ma è bello che si crei un rapporto tra il medico e il paziente.
Il professor Achilli ha aggiunto che ciò che di importante accomuna medici e infermieri è la loro caratteristica di occuparsi di qualcun altro, e questo è qualcosa di vantaggioso e interessante sempre. L’accoglienza dell’altro come decisivo nella propria vita è un punto su cui lui ha insistito. Per lui che è medico è essenziale entrare in rapporto con le persone che hanno bisogno di lui e questo rapporto è decisivo per la realizzazione di sé. Quando capisci questo inizia la vera solidarietà. Per un medico è importante avere la certezza che il paziente non è solo nelle sue mani, perché diversamente non si riuscirebbe a reggere tutto il dolore. C’è però un rischio: quello di abbandonare il paziente, pensare che questo sia solo un corpo da aggiustare. No! Achilli ci dice di voler bene ai pazienti e di cercare di instaurare con loro rapporti che possono anche durare per sempre.
Ci ha raccontato tante cose anche divertenti, mentre parlava tra una domanda e l’altra ripeteva sempre: “Fate medicina, è il mestiere più bello del mondo, ve lo assicuro”.
Ecco, io vorrei arrivare alla sua età a dire lo stesso per il mio lavoro e ad essere così lieta e felice per la mia vita!
Gloria Ciocca