
18 Mag Daniele Cassioli alla scuola secondaria Kolbe
“Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi” – è quanto scriveva Antoine de Saint-Exupéry ne” Il Piccolo Principe”; ma è anche il messaggio che Daniele Cassioli, campione paralimpico di sci nautico, ha lasciato ai nostri ragazzi quando venerdì 15 maggio è venuto presso la scuola Kolbe per incontrarli.
Parlando a cuore aperto e rispondendo con dolcezza alle domande dei ragazzi, Daniele ci ha raccontato la sua vita, soffermandosi sui concetti di diversità, di amicizia, di paura, di libertà, di sport e soprattutto di fiducia.
Non vedente dalla nascita, è diventato un campione mondiale di sci nautico. Oltre ad essere un atleta, è anche scrittore, fisioterapista, formatore aziendale e impegnato in una ONLUS che porta i bambini ciechi a fare sport. Daniele ha ottenuto tutti questi traguardi cavalcando “Il vento contro”, titolo anche del suo libro. Ci ha spiegato che il vento contro è la difficoltà a cui la vita ci sottopone, ma allo stesso tempo la condizione ideale che ci permette di volare. Le sue parole ci hanno ricordato che le paure sono sane, ma vanno conosciute, elaborate e affrontate. Perché ognuno ha il suo vento contro, a prescindere da una disabilità.
Vivendo immerso in una notte perenne, nel suo libro Daniele si chiede come sia possibile per chi non le ha mai viste, affidare i propri sogni alle stelle cadenti. La risposta risiede nella parola fiducia: fidarsi degli altri, fidarsi ciecamente per l’appunto, è ciò che gli ha consentito di fare ciò che non pensava di poter fare, ma anche ciò che sta alla base di ogni rapporto umano.
Daniele ci ha dimostrato l’importanza di avere fiducia anzitutto in noi stessi, di partire da ciò che sappiamo fare, valorizzando le nostre qualità e non badando a ciò che non si sa fare.
Ci ha fatto riflettere su quanto sia preziosa la diversità, poiché è ciò che ci rende unici. Ci ha rammentato che spesso le persone che prendono in giro gli altri non hanno una vita piena.
Ci ha raccontato che la scuola e lo sport sono molto simili, poiché se per andare bene a scuola bisogna studiare, per vincere bisogna allenarsi. Proprio grazie allo sport Daniele ha scoperto un senso di libertà e ha capito che vincere significa anche ritrovare te stesso e volerti bene come sei. La sua storia è quella di un ragazzo che ha imparato ad accettarsi, a scoprire che oltre la vista esiste un mondo di esperienze attraverso le quali si può apprezzare la meraviglia di ogni giorno.
E alla domanda su come sarebbe stata la sua vita se avesse avuto la vista, ha riposto: «Per tanto tempo ho pensato che sarei stato più felice, poi ho conosciuto tanta gente arrabbiata dalla mattina alla sera e ho cambiato idea. Io sono questo anche grazie al fatto che non vedo, ho persino imparato a voler bene alla mia cecità: con la vista la mia vita sarebbe stata diversa, questo è sicuro, ma non per forza migliore». Perché, parafrasando le sue stesse parole, lo scopo della vita non è vedere o non vedere, ma essere felici.
Ed è quello che i ragazzi della Kolbe hanno apprezzato, questo sì un “essenziale visibile agli occhi”: un giovane uomo felice e desideroso di gustarsi la vita.