11 Mag Parole per l’esperienza
Parole, dove il cuore dell’uomo si specchiava
(Umberto Saba)
A fine marzo le classi terze della scuola Kolbe si sono recate, per l’uscita didattica di tre giorni, a Trento e Trieste. Abbiamo aspettato qualche tempo a scrivere un resoconto perché volevamo raccontarvi questa esperienza con le parole dei ragazzi. Ecco cosa è emerso:
Dopo la prima tappa, visita al Muse, nuovo museo delle scienze di Trento:
“Quando ho intravisto uno scorcio delle montagne dalla piazza del Duomo, ho ripensato a quanto udito nel museo Muse, a quanti millenni ci siano voluti per far sì che le montagne si mostrassero a me oggi, in tutta la loro maestosità”.
Poetando sull’incontro con il coro della SAT:
Per me, per me e pochi altri uguali a me,
questi uomini hanno accantonato i loro doveri,
per me, per me e pochi altri uguali a me,
questi uomini danno il loro tempo.
Questi uomini i quali sembrerebbero perfetti estranei
se incontrati nella strada.
Per me, per me e pochi altri uguali a me,
nasce una bellezza di suoni,
senza la quale ti pare di non poter più essere.
Una bellezza inaspettata, ma agognata.
Per me, ma perché me?
Perché io?
Provando a guardare Trieste con gli occhi di Saba:
Vento d’amore
Soffia la bora sulle pietre del porto,
Soffia dal mare un vento carico di promessa,
Che fa volare lontano nel tempo
I ricordi e la mente.
L’anima si libra leggera e tu ti senti a casa,
nel freddo calore dell’aria.
Riscopri tua madre nell’algido alito di vita.
Soffia un vento d’amore, soffia un’aria natia.
Dopo la visita a San Sabba, unico campo di concentramento e smistamento attivo in Italia dopo l’8 settembre 1943:
Volgo al cielo lo sguardo,
Non vi è via di fuga.
Ogni cuore è oppresso da tanta crudeltà.
Anime nere, vittime innocenti, in questo luogo
hanno perso la speranza, dignità, diritti, la vita.
Quale disumana crudeltà, quale mente
malata può aver partorito questo?
La follia di un singolo.
Lo spirito soffre.
E piange dal tanto dolore, strumento scordato,
cuore.
Riemergendo dalla Grotta Gigante:
“Dinnanzi a quelle opere d’arte fatte nel corso dei millenni dalla natura, il mio cuore si mosse colmo di stupore e riconoscenza. Mi stupii come molti prima di me si stupirono e mi sentii privilegiata fra i molti”.
Di fronte al Sacrario di Redipuglia, dove riposano centomila soldati caduti durante la Prima Guerra Mondiale:
“Presente mio capitano, presente!”
“Presente” gridalo forte nel vento
giovane soldato, con tutto l’ardore di primavera
di questa tua età.
Ti sei dedicato al tuo ideale, la Patria,
e per questa ora giaci sulla neve, inerme,
caduto sotto i colpi nemici.
“Presente” perentoria scritta
che la tua anima grida.
Non ti sei pentito.
Gridi presente ancora una volta alla morte.
Poso il passo su rocce che furono scarlatte
di vermiglio sangue.
Dolore, atrocità furono su questi monti.
Uomini e ragazzi furono spezzati nell’anima.
Eppure uno tra loro, s’illuminò d’immenso
nello scorgere l’alba nascente dal mare.
Fu felice dopo anni su questa cresta di roccia,
Ed io ora ne ricalco l’ombra.
Questo pensiero mi carpisce la mente.
D’immenso m’illumina.
In conclusione:
“Abbiamo compiuto assieme un viaggio, un viaggio il quale ci ha uniti, ci ha permesso di conoscere meglio i nostri cuori. Quei cuori sede di sentimenti ed emozioni tumultuose, che mai come prima, ci hanno resi compagni”.